
Forse i primi arrivati a San Mauro non hanno trovato ventiquattro posate dello stesso tipo, i pavimenti tirati a lucido e i centrotavola decorati. Ma ad attenderli c'era una spola di automobili che, dalla piazza centrale, saliva fino alla cima della collina dove si trova tutt’ora l’ormai ex-centro per minori stranieri non accompagnati del progetto HOME. Quel giorno eravamo mossi non tanto dalla semplice esigenza di un'ospitalità formale, bensì da qualcosa di più grande di cui oggi possiamo realmente comprendere il significato: accoglienza.

Ma aprire le porte e incontrare non basta, perché un ospite entra ed esce e, se l’accoglienza è reale, allora l'addio è importante tanto quanto il benvenuto. Tra l’ingresso e l’uscita c’è un percorso culturale e umano che lascia un segno in chiunque sia coinvolto in quel cammino.
La mappa che ora potremmo disegnare del progetto di accoglienza di San Mauro è quella di un quartiere: c’è il Centro con i suoi muri dipinti e ridipinti, c’è un orto coltivato da almeno quindici nazionalità diverse, con i suoi ortaggi che ci piace chiamare resistenti. C’è uno spettacolo di teatro nato un po’ casualmente, un po’ volutamente, sul tema migrazioni al tempo del web, con i suoi 40 attori italiani e stranieri, il cui valore è nell’esserci e nel fare insieme, a prescindere dalle etichette sociali. Ci sono le scuole, punto nevralgico della vita del quartiere, e ci sono i laboratori artistici e didattici dove i ragazzi saltano sui trapezi di un circo, impastano la pizza, usano i seghetti alternati. C’è la musica del mondo e c'è un locale per le feste, perché l'allegria non deve mai mancare. Ci sono i pronto soccorso e gli ospedali, dato che prendersi cura è anche questo. Ci sono dei campi da calcio, il cui manto erboso sta sparendo a furia di passaggi e corse. Ci sono case qualsiasi dentro quartieri altri che a loro volta hanno aperto la porta e si sono unite a noi, dentro questa città accogliente. C’è la questura, con i controlli e le regole, a ricordare le priorità e a dettare i tempi. C’è una commissione per il diritto di asilo che incombe e che è costantemente nella testa di ragazzi, operatori e tutori. C’è una rete di accoglienze, SRAR, CAS, famiglie affidatarie, gruppi appartamento, che si allarga ad altre regioni d’Italia, e non solo, i cui nodi sono ancora saldi, connessi con un filo che riporta all'esperienza comune di San Mauro.

Dopo due anni e mezzo il centro di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati chiude e noi siamo qui a tirare le somme. Ci fa male vedere la porta chiusa, proprio quella porta che per novecentotredici giorni è rimasta sempre aperta. Eppure ad aprirsi è stato lo sguardo di ognuno di noi, ed è questa la cosa più importante. Il nostro grande grazie va alle persone che sono passate da San Mauro. Di questi giorni insieme conserviamo la voglia di continuare a guardare, vedere, riconoscere, accogliere e fare.
