
B. è un ragazzo d'oro, dai modi gentili e pacati, in gamba e simpatico a tutti. A tutti tranne, forse, alle persone che stamattina gli hanno chiesto i documenti senza più darglieli indietro e dai quali ha avuto - in uno scambio tremendamente impari - un invito a tornare a casa sua, perché qui non può più stare.
Regola vuole infatti che per poter mantenere un permesso per studi si debba dare un numero minimo di esami all’anno, cosa che B. inizialmente ha regolarmente fatto, fino al momento in cui per un trasferimento di corso ha perso la sua borsa di studio e la sua camera presso la casa dello studente. Da un giorno all’altro si è così ritrovato a dover pensare primariamente al suo sostentamento e a dove dormire la notte, trovando accoglienza un giorno da un amico e un giorno da un altro. Da quel momento B. non è più riuscito a sostenere esami e in seguito ha anche perso la possibilità di farlo a causa del congelamento della sua carriera accademica per il mancato pagamento delle tasse universitarie, perdendo così la possibilità di stare all’interno delle regole per i suoi documenti. Una lunga sequenza di perdite che hanno portato infine alla perdita più importante, quella del suo permesso di soggiorno e dei suoi sogni e aspettative verso il futuro.
La regola è probabilmente giusta e non penso sia una questione di simpatia o antipatia il ritiro dei suoi documenti, a rigor di logica hanno ragione loro. Ma se il più delle volte la logica funziona, a volte attraverso l’applicazione ferrea di una regola non è possibile leggere la complessità di una storia, di una realtà fatta di sforzi e difficoltà, di voglia, di potenzialità nascoste dietro a muri di diffidenze e differenze, di un'insana paura di conoscere cosa ci sia oltre il muro.
Domani si riparte, perché noi quel muro purtroppo lo conosciamo molto bene e lo vogliamo superare, anche se a volte facciamo una gran fatica e a volte semplicemente non possiamo.