Mounir Bouasba, 21 anni, è nato in Italia da genitori marocchini. Oggi studia Comunicazione Interculturale, fa parte della compagnia teatrale assaiASAI e del collettivo musicale Barriera Republic. Mounir si interroga su questioni importanti, come la differenza tra straniero e migrante, la scelta religiosa e la costruzione identitaria. Qui il suo contributo per la rubrica VOCI.
STRANIERO E MIGRANTE. Per me è proprio difficile capire queste due parole, ma penso che lo straniero e il migrante abbiano in comune uno stesso obiettivo: quello di capire, curiosare ma soprattutto garantire alla sua famiglia la sicurezza di un lavoro.
All'età di 20 anni, come regalo di laurea, mio padre ricevette dai propri genitori un visto turistico per l'Italia, con tappa a Roma. In un bar conobbe per caso un uomo, fece amicizia e ricevette addirittura una proposta di lavoro. All'epoca i documenti si facevano subito. In meno di un anno portò in Italia anche mia madre. Io sono nato il 15 luglio 1994. I miei genitori mi hanno sempre parlato in italiano con alcune esclamazioni in arabo, non volevano che facessi confusione fra le lingue.
Fino ai diciotto anni facevo quello che vedevo fare dagli altri adolescenti. I miei genitori non volevano introdurmi nel mondo della religione. Volevano che la scelta religiosa fosse parte del mio essere, senza impormi la scelta islamica di mia madre o la visione spirituale di mio padre. A diciotto anni la mia vita cambiò: iniziai a valutare in modo approfondito le due culture italiana e marocchina. Sono stato poche volte in Marocco. L’ambiente solare mi piaceva e mi ricaricava, ma c’erano tante diversità. Arrivai alla conclusione che la Cultura parte da noi: siamo noi a scegliere di crearla e di mantenere riti e abitudini tramandate dalle famiglie, dal cibo fino alla religione.
Non torno spesso in Marocco perché lì mi sento estraneo, diverso, il più delle volte un turista. Sono sicuro che, prima o poi, riuscirò a unire la mia cultura con quella marocchina e ad ampliare il risultato con altre culture differenti.
Oggi faccio l’università, studio Comunicazione interculturale. L’ho scelta per mia curiosità verso il mondo e perché mi aiuta a comprendere tante cose, come per esempio la diversità delle religioni. Ho capito che ciò rende tutti uguali è la capacità di ogni essere umano di creare grandi cose partendo da se stesso.
Secondo me essere straniero è solo un'etichetta perché uno straniero è una persona ospite in un’altra terra, ma la terra è di tutti come il sole: almeno così la penso! Io non mi sento straniero: mi sento una persona in mezzo a tante altre persone che si donano reciprocamente emozioni e sentimenti, e che cercano di raggiungere obiettivi comuni attraverso lo stare insieme.
Più che essere Italiano preferisco Essere Umano!