Imparar giocando…

formazione adulti

"Prima il dovere e poi il piacere". E se il dovere si potesse svolgere con piacere o diventasse esso stesso piacere?
 
Stiamo pensando alla scuola, ai compiti a casa, all’apprendimento e… al gioco. Il sostegno scolastico in ASAI non consiste unicamente nel seguire bambini e ragazzi durante lo svolgimento dei compiti. I doposcuola, infatti, sono affiancati da laboratori espressivi e ludici, utili alla crescita complessiva dei singoli e del gruppo.
 
Parte integrante del doposcuola sono anche i laboratori didattici, mirati a potenziare l’apprendimento. Vi sembra strano o impossibile? Proviamo a curiosare in una di queste realtà: il laboratorio di giochi didattici del doposcuola di via Genè.
 
Semplice strumento o approccio essenziale?

Il laboratorio di giochi didattici, ideato e animato da Carla e Rosanna con il prezioso contributo dell’esperienza e della manualità di Piera, è uno spazio che affianca e potenzia la classica attività di doposcuola. I bambini che hanno terminato i loro compiti hanno infatti l’opportunità di continuare ad allenare le proprie competenze di base nell’italiano e nella matematica attraverso attività ludiche, coinvolgenti e stimolanti.

Si tratta di un vero e proprio metodo per realizzare percorsi di apprendimento che prendano le mosse dalle capacità e dalle passioni dei bambini. I giochi ideati e perfezionati in questi anni perseguono obiettivi didattici molto chiari e sfruttano strategie variegate, per offrire motivazioni e opportunità a ciascuno: c’è chi riesce meglio in un’attività, rafforzando la propria autostima e chi in un’altra, migliorando insieme passo a passo, c’è chi grazie a un gioco impara parole nuove e chi supera quasi senza accorgersene uno “scoglio” in matematica. Se da un lato si sperimentano tecniche alternative per calcolare, dall’altro si lascia spazio alla creatività dei bambini nell’espressione e nel dialogo.

I piccoli ovviamente sono entusiasti. E se inizialmente qualche genitore era perplesso rispetto a questo approccio (“ehi, ma mio figlio viene per fare i compiti, non per giocare!”), con il tempo, con le spiegazioni degli educatori e soprattutto con l’affiorare di miglioramenti concreti nell’apprendimento, si sta insieme sciogliendo parecchio scetticismo. Insegnanti e famiglie, infatti, riconoscono che imparare facendo, anche attraverso il gioco (soprattutto dopo 8 ore di scuola), è davvero essenziale perché porta a risultati sorprendenti e duraturi. Come sostiene un proverbio giapponese, spesso ripetuto da Bruno Munari, «Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara». Insomma, il gioco didattico è un’ottima sintesi di accoglienza e apprendimento.
 
Per farsi un’idea

I giochi didattici dell’area linguistica mirano a sviluppare la capacità di distinguere i suoni, di leggere, arricchire il lessico e parlare. I giochi didattici dell’area matematica puntano a potenziare l’orientamento, l’uso delle quattro operazioni base, la conoscenza delle tabelline e la logica.
 
Gli strumenti sono i più vari: carte, dadi, domino, puzzle, memory, eccetera, tutti “riadattati e personalizzati” dal paziente lavoro di Carla e Rosanna per accendere l’interesse dei bambini e rafforzare le attività scolastiche e i compiti. Si va dalla tombola con le tabelline, al domino in cui abbinare i contrari degli aggettivi; dal memory con immagini e sillabe che si completano, a una tavola pitagorica in legno da montare e smontare; dai cartoncini colorati di frasi da ricostruire, ai puzzle che mostrano disegni collegando moltiplicazioni e risultati.

Ma per capire e imparare, bisogna imparar giocando.
 
Connessioni e scambi
 
Nel costante scambio di esperienze e pratiche, che caratterizza anche internamente il lavoro di ASAI, si è organizzato un incontro in cui i laboratori didattici sono stati presentati a educatori e volontari dei doposcuola di altre sedi. Carla e Rosanna hanno condiviso l’attività tenendo insieme pratica e riflessività, mostrando i giochi e spiegando il senso di ciascuno, i limiti e le sorprese emersi nella loro esperienza concreta. Sommerse di domande, hanno risposto con pazienza e passione, invitando anche a sperimentare e innovare.
 
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E così chi ha partecipato all’incontro ha sperimentato, provato e giocato, talvolta con esiti buffi a vedersi. Ecco allora Carla che guida Anna, Nadija, Cesarina e Norma nella tabellina del sette con l’uso delle dita, mentre Anna, Nicoletta e Francesco sudano nel tentare di risolvere il “gioco del 42”. Più tardi, Antonio, Laura, Francesca, Gianna, Guillermo si sfidano a inventare frasi lunghe e imprevedibili con le varie parti del discorso di un coloratissimo puzzle.

È stata una significativa esperienza di connessione e confronto (che ora verrà condivisa e diffusa nei vari territori), perché, per imparare e crescere collettivamente, è importante e utile anche divertirsi e stare bene insieme!
 
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Articolo a cura di Francesco Caligaris, volontario
 

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