Faccio il volontario perché...

Hai voglia di fare un'esperenza di volontariato? Alessandro Nobili, storico volontario di ASAI, racconta i suoi tanti "perché".
 
Un giorno un ragazzo, durante il doposcuola, mi ha chiesto: “Perché fai il volontario?”.
Gli ho detto che per me la differenza sostanziale fra un lavoro stipendiato e uno volontario è che il primo, purtroppo, potrebbe anche non piacerti, mentre quello volontario ti piace sempre.
 
A questo punto ho incominciato un lungo elenco.
 
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Faccio il volontario perché:
• voglio sentirmi ancora attivo, partecipe di un gruppo, utile, protagonista;
• mi fa piacere donare il mio tempo. In una società in cui tutto si può comprare, mi sembra che i doni del tempo, della presenza e dell’ascolto siano importanti;
• mi sento migliore e questo “solletica” la mia autostima;
• mantengo in esercizio quei quattro neuroni che mi restano;
• ti passo qualche nozione che ti permetta di superare l’esame;
• mi illudo di aver elaborato con il tempo qualche concetto che mi piacerebbe condividere con te;
• vorrei trasmetterti qualche valore in cui credo: curiosità, impegno, solidarietà, intercultura, libertà di essere te stesso;
• tu hai tante cose da insegnarmi e io desidero impararle;
• stare con i giovani mi fa sentire più giovane e riaccende in me l’entusiasmo, la gioia di vivere, la spontaneità. 
Tutto questo è vero ma c’è molto, molto di più: uno sguardo, un sorriso, un momento di confi denza e di condivisione, un racconto di te.
 
Quel ragazzo mi ha detto: “Sei come un mio secondo padre”. Chiamale, se vuoi, emozioni, direbbe Lucio Battisti. Mi ha dato un colpetto sulla spalla, in quel momento ho capito che non mi percepiva più solo come un insegnante, ma come un amico: era nata una relazione.

Ecco perché faccio il volontario.
 
 

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