
Ho osservato che gli alunni e soprattutto i loro genitori apprezzano un docente che spiega tanto e dice tante cose però, a volte, troppe parole possono confondere o generare equivoci. Forse anche l’abitudine di ritenere la matematica ostica e complicata (e in questo credo che noi insegnanti dovremmo interrogarci) non favorisce un corretto approccio alla materia. L’uso eccessivo della lingua veicolare non aiuta nell’acquisizione dei concetti e nella loro interiorizzazione.
Nella mia esperienza di insegnante ho avuto il piacere di fare un’esperienza bellissima: un mio alunno giunto dal Medio Oriente all’inizio dell’anno scolastico, riusciva a seguire le lezioni di matematica proprio quando non si utilizzava eccessivamente la lingua italiana. E’ un piccolo esempio di inclusione: per il ragazzino e per la sua famiglia, vedere che almeno in matematica fossero raggiunti dei risultati positivi è stato incoraggiante e gratificante e ha consentito alla scuola di suggerire e far accettare proposte rivolte proprio all’acquisizione della lingua italiana.
Vorrei citare alcuni grandi scienziati il cui contributo conferma l’idea dell’importanza del linguaggio matematico come mezzo per abbattere i muri. Galileo Galilei sostiene che “l’Universo, il grandissimo libro che ci sta aperto innanzi agli occhi, è scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre figure geometriche. Ancora più affascinante, dal mio punto di vista, l’idea di Tullio Regge secondo il quale “il matematico è simile al poeta, perché può giocare con le parole in piena libertà. La matematica è la modalità con cui la mente umana filtra la realtà”.

Ma se la matematica ci permette di filtrare la realtà e l’universo è scritto in linguaggio matematico, allora può avere un senso lavorare sull’aspetto formale, separandoci, laddove possibile, dal linguaggio corrente, per creare inclusione e circolazione di informazioni. Non si tratta di insegnare formalismi astrusi, ma di usare simboli e segni per ciò che valgono e rappresentano, riempiendoli di quel significato che consente lo scambio di idee e il confronto tra le persone.
In questo momento caratterizzato da un’esigenza sociale sempre maggiore di inclusione e comunicazione con persone provenienti da altri Paesi, la scuola italiana sta andando verso un insegnamento della matematica che, lavorando per competenze e costruendo compiti di realtà, rischia di accentuare l’utilizzo della lingua italiana a discapito della formalizzazione. Sicuramente si tratta di trovare un equilibrio tra i due aspetti. Di certo bisognerebbe investire su tutti quegli aspetti che permettono di comunicare con linguaggi diversi.