La bellezza non fa rumore

Un progetto artistico e sociale che in pochi anni ha raggiunto migliaia di persone, per un giornale torinese è “notizia non approvata” perché non fa il rumore dell’evento ma quello, più delicato, dell’impegno quotidiano. Paola Cereda, regista della compagnia, racconta l’importanza di non rassegnarsi.
 
Mercoledì 4 maggio, al Teatro Nuovo di Torino, è andato in scena lo spettacolo “D(i)ritti in Porta – Storie di Sport e Diritti umani”, ideato e recitato dalla compagnia teatrale assaiASAI. Si tratta di una compagnia integrata dove lavorano insieme circa 40 ragazzi italiani e stranieri, alcuni con disabilità e problematiche psichiatriche. 
 
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Alla replica erano presenti 1000 spettatori e molti altri ne sarebbero arrivati se il teatro avesse avuto più posti. 
 
Il successo di assaiASAI dipende dal fatto che i ragazzi lavorano non solo sul percorso (umano, importantissimo, di integrazione, valorizzazione e socializzazione), ma anche sul prodotto che è, a tutti gli effetti, “teatro”. Non me lo dico da sola: è un riscontro che ricevo da più fronti e, avendo io una lunga esperienza in ambito professionistico, sono attenta alla qualità artistica finale.

In quanto regista della compagnia, sento il dovere di espormi su una questione che mi sta a cuore. Poco prima dello spettacolo, ho ricevuto la telefonata di un giornalista di un quotidiano nazionale che mi chiedeva alcune informazioni per realizzare un breve articolo destinato alla pagina locale. Questo articolo non è mai uscito e, alla mia domanda sul perché, mi sono sentita dire, con rammarico, che “il redattore non ha approvato la notizia”. Ed eccomi a riconoscere, tristemente, che la bellezza non fa rumore. Gli ultimi tre spettacoli di assaiASAI hanno totalizzato circa 30 repliche, il che significa che in questi anni almeno 12.000 persone sono state sensibilizzate su temi sociali attraverso spettacoli teatrali gratuiti, per dare a tutti la possibilità di accedere a offerte culturali. In questi anni, a Torino, non è MAI uscito un solo articolo su questo gruppo artistico che incide davvero sulla quotidianità di tante persone. L’associazione ASAI lavora in ambito interculturale e anche la compagnia teatrale parte dall’idea che la diversità (di provenienza, lingua, religione e abilità) sia la base per costruire convivenza e coscienza civica, attraverso fatti reali il cui racconto mostra e dimostra che stare insieme è impegno, fatica, impagabile gioia e possibilità, soprattutto in tempi come questi in cui i muri umani e reali minano l’idea di comunità.

I ragazzi di assaiASAI mi hanno insegnato tante cose, la prima delle quali è diventata il titolo di un precedente spettacolo: “Il mondo è un calzino puzzolente – ma se trovi qualcuno di cui ti fidi puoi vivere felice”. Questa frase sintetizza una verità profondissima e io, che di mestiere scrivo storie, non sarei stata capace di esprimere altrettanto bene un messaggio che dovrebbe farci saltare sulle sedie. Per uscire da questo periodo di incertezza, paure, diffidenza e crisi, dobbiamo tornare a fidarci. Di noi, della nostra voce, degli altri, di quello che possiamo fare insieme. La frase che ho citato è stata scritta da un ragazzo che vive in un appartamento protetto per persone con problematiche psichiatriche. È a lui che guardo quando voglio ostinatamente credere che la bellezza, quella umana, possa e debba fare rumore.
Grazie, Gianni: per merito di persone come te, ho ancora voglia di fidarmi.
 
 
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