In una pubblicazione, i volontari, i ragazzi e gli operatori di ASAI riflettono su educazione ed emergenza sanitaria.
L’antropologa Silvia Stefani, nell’articolo scritto per la pubblicazione "Fare insieme una cosa difficile" (ASAI, 2020) cita Richard Sennett che, nel suo testo Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione racconta l’esperienza nella Hull House di un quartiere popolare di Chicago, un vero e proprio “laboratorio di collaborazione” dove giovani e comunità intere beneficiavano di spazi in cui costruire relazioni, confrontarsi nel rispetto delle diversità e ragionare sui conflitti per proporre soluzioni. “Fare insieme una cosa difficile” è come suonare in un’orchestra: ciascuno porta la sua voce e, grazie all’impegno, costruisce relazioni che mirano al raggiungimento di un obiettivo comune che ha ricadute positive sul contesto.
Dal 1995 ASAI prova a essere proprio questo: un laboratorio di collaborazione e uno spazio di possibilità che trova il suo significato più profondo nei legami tra le persone. Durante l’emergenza sanitaria abbiamo sentito forte il senso e la necessità dello “stare insieme”, nella convinzione che il doveroso rispetto del distanziamento fisico si dovesse accompagnare al tentativo di non perdere la vicinanza emotiva e sociale.

La pubblicazione scaricabile al fondo del presente articolo raccoglie una serie di contributi di volontari, operatori e ragazzi che riflettono sui valori dell’associazione e su come essi siano stati la base comune sulla quale ridisegnare le azioni e gli interventi nel periodo del lockdown. Dopo l’iniziale spaesamento, tutti noi – bambini, adolescenti, adulti – siamo stati costretti a mettere in campo nuove strategie, evidenziare nuovi bisogni e ampliare lo sguardo sulle comunità, facendo tesoro della grande possibilità di “entrare dentro le case” per condividere una quotidianità che suggerisce una prospettiva futura: quella di un sempre maggior coinvolgimento delle famiglie. Anche l’impennata nell’utilizzo di tecnologia nel supporto scolastico a distanza, ci costringe a riflettere su quali strumenti mantenere e ampliare, e su come recuperare gradualmente il rapporto in presenza, fondamentale affinché il supporto scolastico non sia solo “fare i compiti”. Come ridisegnare i centri aggregativi perché non siano più identificati soltanto con gli spazi fisici? Quale il ruolo del volontariato, dell’arte sociale, dei laboratori in presenza e a distanza in un contesto che cambia con il mutare della curva epidemiologica? Quali strumenti mettere a disposizione di bambini e adolescenti per favorire l’espressione dei vissuti e la piena consapevolezza delle loro risorse? Come ampliare il dialogo con le scuole, gli insegnanti, i territori, i genitori per accompagnare con entusiasmo i ragazzi nel percorso scolastico ed educativo?
Sono solo alcune delle domande aperte dal recente lockdown e per le quali non esistono risposte giuste. La flessibilità ci permetterà di affrontare i prossimi mesi nella consapevolezza che, qualsiasi azione sarà intrapresa, ogni tanto varrà la pena di fermarsi per pensare alle cose da mettere e rimettere al centro: le relazioni, gli sguardi e ciò che Domenico Chiesa, ex insegnante e amico storico dell'associazione, chiama - con poesia - il "profumoASAI".
Paola Cereda, curatrice della pubblicazione e operatrice ASAI
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