A scuola l'integrazione inizia dalla matematica

La docente Daniela Favale prosegue il dialogo sulla matematica in grado di abbattere i muri, iniziato dal nostro volontario Stefano Sciuto. Qui il contributo di Daniela sull'importanza del linguaggio universale della matematica.
 
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La matematica è un mezzo per abbattere i muri della mancata conoscenza della lingua e della cultura di altri popoli. 
 
Ciò in virtù del fatto che il linguaggio della matematica, ritenuto universale in quanto alla base di altre materie scientifiche ma non solo (basti pensare alla musica o all’arte che spesso utilizza il concetto di proporzionalità anche ricorrendo alla sezione aurea), può davvero essere un collante in grado di creare interazioni insperate.
 
In una società multiculturale e multietnica vacillano le certezze culturali. Le conoscenze di base varie e variegate che gli alunni possiedono al loro arrivo in Italia possono essere un’occasione se lo scambio avviene in un clima di fiducia e di rispetto, superando la paura dell’altro. La matematica può essere un primo terreno sul quale costruire una relazione al di là della lingua materna. Ovviamente non si tratta di esagerare nell’uso dei simboli, bensì di utilizzarli in modo corretto per giungere a una comunicazione chiara ed efficace.
 
Mi capita spesso di pensare che molti concetti che noi insegniamo in matematica potrebbero tranquillamente essere comunicati esclusivamente col linguaggio simbolico, affiancandolo a quello grafico. Il problema è che usiamo strumenti, come i libri di testo, intrisi di parole a volte inutili, a volte fuorvianti. Molto spesso, inoltre, la formalizzazione viene sostituita con parole imprecise che danno sicurezza solo perché le usiamo sempre!

Ho osservato che gli alunni e soprattutto i loro genitori apprezzano un docente che spiega tanto e dice tante cose però, a volte, troppe parole possono confondere o generare equivoci. Forse anche l’abitudine di ritenere la matematica ostica e complicata (e in questo credo che noi insegnanti dovremmo interrogarci) non favorisce un corretto approccio alla materia. L’uso eccessivo della lingua veicolare non aiuta nell’acquisizione dei concetti e nella loro interiorizzazione.

Nella mia esperienza di insegnante ho avuto il piacere di fare un’esperienza bellissima: un mio alunno giunto dal Medio Oriente all’inizio dell’anno scolastico, riusciva a seguire le lezioni di matematica proprio quando non si utilizzava eccessivamente la lingua italiana. E’ un piccolo esempio di inclusione: per il ragazzino e per la sua famiglia, vedere che almeno in matematica fossero raggiunti dei risultati positivi è stato incoraggiante e gratificante e ha consentito alla scuola di suggerire e far accettare proposte rivolte proprio all’acquisizione della lingua italiana.

Vorrei citare alcuni grandi scienziati il cui contributo conferma l’idea dell’importanza del linguaggio matematico come mezzo per abbattere i muri. Galileo Galilei sostiene che “l’Universo, il grandissimo libro che ci sta aperto innanzi agli occhi, è scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre figure geometriche. Ancora più affascinante, dal mio punto di vista, l’idea di Tullio Regge secondo il quale “il matematico è simile al poeta, perché può giocare con le parole in piena libertà. La matematica è la modalità con cui la mente umana filtra la realtà”.
 
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Ma se la matematica ci permette di filtrare la realtà e l’universo è scritto in linguaggio matematico, allora può avere un senso lavorare sull’aspetto formale, separandoci, laddove possibile, dal linguaggio corrente, per creare inclusione e circolazione di informazioni. Non si tratta di insegnare formalismi astrusi, ma di usare simboli e segni per ciò che valgono e rappresentano, riempiendoli di quel significato che consente lo scambio di idee e il confronto tra le persone.

In questo momento caratterizzato da un’esigenza sociale sempre maggiore di inclusione e comunicazione con persone provenienti da altri Paesi, la scuola italiana sta andando verso un insegnamento della matematica che, lavorando per competenze e costruendo compiti di realtà, rischia di accentuare l’utilizzo della lingua italiana a discapito della formalizzazione. Sicuramente si tratta di trovare un equilibrio tra i due aspetti. Di certo bisognerebbe investire su tutti quegli aspetti che permettono di comunicare con linguaggi diversi. 
 
In questo contesto, oltre all’uso dei simboli è fondamentale operare con immagini chiare, grafici, schemi per ovviare all’uso della lingua veicolare come intermediaria nell’acquisizione dei concetti. Non poter comunicare nella lingua materna crea notevoli difficoltà emotive nell’apprendimento e nella vita relazionale in genere. Troppo spesso il fatto di non saper parlare l’italiano, o di parlarlo in modo non corretto, viene vissuto come un profondo senso di inadeguatezza dai ragazzi immigrati e dalle loro famiglie. Questo disagio si innesta in una fase di perdita di certezze e di frattura rispetto alla storia precedente.
 
Mi piace pensare che la matematica possa far sorridere qualche nostro alunno e, insieme a lui, la sua famiglia.
 
Daniela Favale, docente di matematica

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